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Filippo Tommaso Marinetti

Distruzione della sintassi

Quintieri ed.,, Milano, 1917

Il testo apparso in"Lacerba"I, n.12, giugno 1913 e n.22, 15 novembre 1913 fu poi ripubblicato in volume in "Noi futuristi", (Milano, Quintieri ed.,1917) ed ha in quella sede "una appendice interessante in cui Marinetti stende in forma tradizionale e in forma parolibera il racconto di un combattimento nel deserto libico tra italiani e turchi".( cfr. "Teoria e invenzione futurista",Milano, Mondadori, 1968, p. LXXXIX)
In volume il testo "Distruzione della sintassi- Immaginazione senza fili- parole in libertà" assunse il titolo più generico di "Letteratura futurista" : interessante l’appendice che correda il testo, tutta interna alla guerra libica:
ESEMPIO DI PAROLE IN LIBERTÀ
Avanguardie: 20 metri battaglioni-formiche cavalleria-ragni strade-guadi generale-isolotto staffette cavallette sabbie-rivoluzione obici-tribuni nuvole-graticole fucili-martiri shrapnels-aureole moltiplicazione addizione divisione obici-sottrazione garnata-cancellatura grondare colare frana blocchi valanga
TRADUZIONE DI QUESTE PAROLE IN LIBERTÀ IN FORMA TRADIZIONALE
20 metri di distanza dividevano l’avanguardia italiana dall’avanguardia turca. Sull’immesità delle sabbie, i battaglioni s’allungavano come interminabili cortei di formiche. Uno squadrone di cavalleria procedeva sulla duna come una lunga fila di ragni. Il deserto sembrava il vasto estuario di un fiume, che si potesse guadare soltanto per due o tre minuscole strade. S’ergeva su un poggio il generale italiano, simile a un isolotto, e si staccavano d’intorno a lui, a quando a quando, delle staffette balzanti come cavallette.
Il vento e la fucileria rivoluzionavano le sabbie. Gli obici scoppiettavano in cielo gesticolando colle loro lunghe braccia d’oro e con grandi urli, come tribuni dall’alto d’invisibili balconi, sull’insurrezione della battaglia. Più in alto cresceva col sole l’ardore bruciante delle nuvole, simili e graticole.
Nell’accanirsi del combattimento, i fucili scottanti sembravano soffrire come martiri, fra le mani dei soldati. Ma gli shrapnels ornavan loro continuamente la testa di aureole gloriose. V’era dovunque una moltiplicazione di volontà e d’istinti, un’addizione e una divisione continua di sforzi e d’angosce. Gli obici, di tanto in tanto, sottraevano dalla battaglia intere compagnie. Ecco una granata cancellare tutto uno squadrone. Il sangue grondava dovunque. Si videro allora colare a poco a poco giù per le dune due battaglioni nemici in fuga. Cominciava il franare degli obici della Sicilia; cadevano come blocchi ad uno ad uno, sempre più presto, finché la valanga diede il segnale della vittoria italiana. (F. T. MARINETTI, Noi futuristi, Milano, Dott. Riccardo Quintieri Editore, 1917, in F.T. MARINETTI, Teoria e invenzione futurista, Milano, Mondadori, 1968, p. LXXXIX)



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