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Pascoli, Giovanni

Hymnus in Taurinos

Zanichelli, Bologna, 1912

L' "Hymnus in Taurinos", corredato da disegni e allegorie, fu pubblicato da Zanichelli di Bologna il 6 gennaio 1912 in un fascicolo contenente sia la versione in latino che in italiano. La pubblicazione fu annunciata sulla terza pagina del «Corriere della sera» del 3 gennaio 1912 con queste parole " Il saldo poeta dall'anima vergiliana ha foggiato il suo inno nel puro acciaio della lingua illustre- "Hymnus in Taurinos"- e lo ha poi volto nbell'ampia armonia degli enedecasillabi italici [...]. Il fascicolo che nelle due versioni avrà oltre 100 pagine e sarà fregiato di disegni e di stampe e di allegorie uscirà sabato con i tipi di Zanichelli di Bologna.[...] Nel saluto ultimo appare quello che è il coronamento dell'anno glorioso: balena un mirabile sintesi la visione della nuova impresa, il gesto della rinascita nazionale. E' tutto un fremere di poesia, un palpitare d'indicibile amore, un grandeggiare di dignità, di nobiltà, di fede.".L’Inno a Torino era stato pensato come inno in lode del cinquantenario dell’unità d’Italia e dei Savoia; sopraggiunta la questione libica nelle ultime terzine Pascoli aggiorna il tema e aggiusta il tiro, parlando dell’Italia risorta, che ritrova il suo destino «romano» nel Mediterraneo: “ Dite, o fanciulli e vergini soavi,/ l’Italia ch’ora è su lontane sponde:/ la Patria: itale tende, itale navi.// Forse il gabbier ch’esplora ciò che asconde/ la notte e il flutto, in mezzo al ciel sospeso,/ sopra l’oscuro murmure dell’onde;//Forse il vegliante bersaglier, che, teso/ L’occhio nel buio, tra’ palmizi esplora/ Un guizzo spento prima ancor che acceso;// Alzano il capo a quel trillar d’aurora,/ Levano gli occhi all’improvvisa romba,/ all’improvvisa nuvola canora.// -Era sepolta, e il nome sulla tomba/ era e la lode simile ad oltraggio:/ Ma balzò su, come ad un suon di tromba.// Balzò, sbocciò come un fiorir di maggio./ Ecco, sublime con la spada in mano,/ Al mondo chiede il suo grande retaggio.// Ogni straniero ella cacciò lontano,/ Ogni barbarie, gli altrui mali e i suoi,/ E il suo destino strinse a sé, romano.-// Per onde e sabbie i giovanetti eroi/ In sentinella danno il “Chi va là'”/- Quella ch’è dietro voi, ch’è innanzi a voi,/ Ch’è sopra voi: l’Italia, eroi, che va!- ». Raffaello Barbiera, nell'articolo "Poeti nazionali: D’Annunzio, Pascoli,Bertecchi, Ada Negri" , apparso sull' "Illustrazione italiana" del 21 gennaio 1912, così recensiva l'Inno: “ Pascoli per cantare i nuovi allori d’Italia adopera le due lingue d’Italia delle quali è maestro: quella di Virgilio e quella dell’Alighieri. Così egli unisce al passato italico il presente, l’accento di Giulio cesare e l’accento dei nostri valorosi. Il suo Hymnus in Taurinos è un omaggio di vero, riconoscente italiano”.

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