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Enrico Corradini

La conquista di Tripoli- Lettere dalla guerra

Treves, Milano, 1912

Nel volume sono raccolti quattordici articoli apparsi sull’”Illustrazione italiana” e relativi al periodo 8 ottobre- 12 dicembre 1911: I- Il 6 Ottobre dinanzi a Tripoli; II-I primi messaggeri della nuova vita; III- Dall’occupazione di Tripoli al combattimento di Bu Meliana; IV- Come sorge la vita italiana nella piccola città morta arabo-turca; V- La rivolta degli arabi nell’oasi; VI- La vittoria di Sidi Messri; VII- La rivolta degli arabi, il capitano Verri, il console Galli; VIII-I nostri soldati, i giornalisti, la gloria, la democrazia; IX-Nel fitto dell’oasi; X- La città dell’intendenza; XI- Fra il cielo, l’oasi, il mare e il deserto; XII- La giornata di Ain Zara; XIII-La villa romana d’Ain Zara; XIV- Il ritorno dei feriti. In appendice è pubblicato il "discorso letto la sera del 10 Gennaio 1912 alla Società Leonardo da Vinci di Firenze, La morale della guerra. Sulla "Illustrazione italiana" dell’11 febbraio 1912 si annuncia “Esce oggi La conquista di Tripoli- Lettere dalla guerra di Enrico Corradini, seguite da un discorso su La morale della guerra letto a Firenze il 10 gennaio 1912.
La dedica "al contrammiraglio Umberto Cagni", eroe dello sbarco a Tripoli dei marinai italiani, (cantato anche da D’Annunzio in una delle Canzoni delle gesta d’oltremare, apparsa sul "Corriere della sera" il 24 dicembre 1911), "per la sua gloria di Tripoli e per l’avvenire" sintetizza in modo eloquente, per un pubblico avveduto, l’ambito cronologico della guerra abbracciato da queste pagine e l’impostazione ideologica. Nella Prefazione, inoltre, Corradini sottolinea il taglio soggettivo, personale, dato a questo "materiale primo di sensazioni di guerra" in cui "l’animo suo […] è in qualche modo protagonista, secondo che si commosse, vide, pensò, ripensò se medesimo e le sue affermazioni sul terreno", sicché "Non è tanto la narrazione di una certa guerra quanto la rappresentazione sentimentale e morale della guerra e la celebrazione delle verità della guerra bandite prima"(p.VIII). Altrove, all’interno del volume, definirà, più in generale, il giornalista "lo storico di poche ore"(p.196), lo "storico effimero" ( p.109), di cui rivendicherà l’appassionata partecipazione in prima persona agli eventi narrati: "la sua storia, un confuso materiale di vero e di falso, dura un giorno ed è men che un primo principio e un embrione della storia; ma è fra tutte le narrazioni quella più vicina ai fatti, è quasi congenita all’azione"(p.109).A questa immagine, piuttosto nuova per il tempo, del giornalista enbedded, si collega l’ampio ricorso nella scrittura di Corradini giornalista ai verbi "vedere", "guardare", "sentire": "si vedevano bambini in collo alle madri […] Vidi, orribile a vedere e a dire, volti coperti d’una maschera nera […]. Vidi dentro a qualche fonduco […] bianche ombre d’arabi"(p.48) "un’altra compagnia vedemmo avanzare da destra.[…] Si tornava a sentire qualche fucilata dei nostri"(p.79).Nel corpus della raccolta si alternano due generi di racconto: la narrazione epica, in presa diretta, dei momenti forti della guerra ( sbarchi, assalti, combattimenti, dalle sabbie di Gargaresch a Bu Meliana e Sidi, da Sciara Sciat all’oasi di Ain Zara), condotta talora in stile tacitiano, con forte ricorso alla paratassi e addirittura all’asindeto (" Altri, altri, molti colpi precisi. Si guarda sul deserto dal rialzo. Una nuvola di fumo è laggiù, un’altra laggiù. Una sulla duna", p.78; " Fu per un attimo [ il capitano Verri] comandante di terra e di mare e morì", p.100; " Furon campo l’oasi e il deserto; la durata, dalla levata al tramonto del sole"p.148), e il rèportage, vivacemente descrittivo, dei paesaggi, degli edifici, dei costumi locali, spesso combinato a bozzetti di vita militare. Quando "nulla di molto notevole è avvenuto nella nostra azione militare"(p.117), e la situazione ristagna, Corradini, infatti, tiene fede al suo impegno di inviato speciale confezionando "pezzi di colore", sulla "Città dell’intendenza" (pp.131-142), sui giornalisti italiani raccolti a Tripoli (pp.103-114), sugli arabi cenciosi e infidi (pp.117-127), sulle albe e i tramonti tra le palme dell’oasi, sul cicaleccio ingenuo dei "bersaglieri vivaci, gli alti granatieri, gli erculei artiglieri" , che "in ogni dialetto, in ogni forma d’eloquio […] raccontano episodii, celebrano il coraggio di qualche loro superiore […] celebrano il coraggio de’ loro compagni"(pp.106-107). Il modo della narrazione si fonda su due strumenti retorici di scuola dannunziana, l’enumerazione e il climax. Da un lato tutto lo spazio visivo della pagina è occupato da cose e persone, appiattite in un primo piano ravvicinato ("Il deserto, lontano, di faccia, a destra, a sinistra, è tutto a dune, ponticelli, piccole gole e piccole valli"p.78;" Stavano intorno soldati, cannonieri, fanteria, marina, capitani, maggiori"pp.79-80), tecnica questa fondamentale per far passare nei lettori l’idea di un grande esercito, ricco di equipaggiamenti, che si muove alla conquista di vastissimi spazi (" Le trincee sono ora ciglioni di sentieri e di giardini, ora parapetti di sabbia innalzati dai soldati, ora fosse, ora pezzi di muri diruti, ora le stesse pieghe del deserto. Dietro le trincee, dietro i campi e i giardini dell’oasi, sotto le palme e gli olivi, ci sono gli accampamenti, i comandi, la ambulanze, le salmerie; c’è un’animaun’animazione e una confusione d’uomini, di cavalli, di carri, di soldati, d’ufficiali di tutte le armi"p.105): questo effetto stilistico è ulteriormente amplificato dal ricorso all’asindeto e alla ripetizione, spesso tricolica (, "cannonate, cannonate, cannonate sul nemico"p.79; " E sopra di tanto in tanto passava il gran tuono del sovrano delle artiglierie, del cannone navale, rotolava, rotolava, rotolava nel suo viaggio aereo, finchè non giungeva a colpire Ain-Zara."p.155;Dall’altro lato il climax, con il suo ritmo incalzante, provvede ad animare la pagina, creando un rapido effetto di movimento: ." È il tenente Scarpetta. È stato alle ruote, muove il pezzo, redarguisce, punta, parte il colpo, la nuvola di fumo sul deserto, gli schizzi di sabbia sotto, si scorgono punti fuggire, sono i nemici"p.78).Dall’altro lato il climax, con il suo ritmo incalzante, provvede ad animare la pagina, creando un rapido effetto di movimento: " È il tenente Scarpetta. È stato alle ruote, muove il pezzo, redarguisce, punta, parte il colpo, la nuvola di fumo sul deserto, gli schizzi di sabbia sotto, si scorgono punti fuggire, sono i nemici"(p.78);"È la caccia a piè fermo. È ancora meno di questa più bassa forma di guerra: è l’insidia"(p.118).

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