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Gualtiero Castellini

Nelle trincee di Tripoli

Zanichelli, Bologna, 1912

Il volume, pubblicato nei primi mesi del 1912 ( la Prefazione è datata febbraio 1912; la copia da noi consultata ha una dedica autografa "Alla zia Antonietta, che ritrova qui lo zio Scipio, con tutto l’affetto di Gualtiero" datata marzo 1912), riunisce gli articoli inviati dal Castellini alla "Gazzetta di Venezia" diretta da Luciano Zuccoli dal fronte libico nel suo "mese di guerra", il novembre 1911. In questo caso, l’operazione editoriale di questo ennesimo instant book è giustificata, da un lato con la specifica concentrazione delle pagine su " un attimo della vita nazionale", che costituisce "chiave di volta della nostra impresa coloniale"(p.7) , dall’altro con la profonda diversificazione dei questo diario, steso da un "pellegrino d’amore che per la seconda volta vede la terra promessa", rispetto alla "gaia cronaca tripolitana" di un reporter qualsiasi (p.5). Nel corso di tutto il testo Corradini ribadirà l’importanza della sua precedente esperienza dell’Africa mediterranea e il ruolo svolto dalle sue pubblicazioni nell’orientare l’opinione pubblica verso l’impresa libica: "Credo sinceramente- scrive nella Prefazione- di avere qualche diritto ad aggiungere oggi un volume d’impressioni di guerra alle pagine d’ieri in cui con tanto ardore italiano ho augurato, ho voluto per il mio paese questa prova. […] In un anno l’opinione pubblica italiana si è trasformata come noi osavamo a malapena sperare"(pp.9-10). E. più in generale : " C’è bisogno di dire che i giornalisti sentono un poco l’impresa di Tripoli come la loro impresa' […] Rare volte i giornalisti hanno sentito l’importanza del loro compito e il consentimento che li lega al pubblico come ora. […] liberi scrittori come Bevione, come Corradini, come Piazza, come Vassallo […] hanno potuto veramente essere informatori e precursori alla vigilia della guerra"( p.79); "il pubblico legge i giornali con un crescendo di passione […] Ho lasciato Roma la sera in cui una nuova inondazione di giornali ha risuscitato il brivido della emozione eroica"(pp.20-21).Il libro, arricchito da 16 tavole fuori testo ( 15 foto scattate dallo stesso Castellini e una mappa delle trincee di Tripoli nel novembre 1911), è organizzato in una Prefazione e 14 capitoli, di cui l’ultimo ha funzione di epilogo. I capitoli sono a loro volta organizzati in paragrafi, titolati: I- A traverso l’Italia in armi: Il volto della patria -Fisionomia delle città italiane -L’autunno sul mare- Jea Carrère racconta…- Il Lazzaretto di Maltra- Cannonate a Tripoli. II- Gli avamposti nell’Oasi: La collina smeraldina- Dopo la rivolta araba -Da Siara Sciat a Sidi Messri -Le azioni del 6, del 9 e del 10 novembre -Un passaggio difficile all’Osteria maltese -I granatieri a Feschlum -Sveglia mattutina-III- Ricognizioni e vigilie: Come si muore -Il tifo a raffica dei turchi -Perquisizioni nell’Oasi -La ricognizione del capitano Silvatici -Una notte in trincea. IV- Il fronte verso il deserto: Il maresciallo Oyama insegna- La casa magica dell’artiglieri -Un soldatino esitante -Terapia della guerra -Fuoco al Marabutto di Sidi Messri -Casa di Giemal Bey !- Il settore della buona pace.V- " Si ricostruisce la storia…": Il consolato d’Italia –Vigilie eroiche – Parla il cavaliere Saman –Fra il bombardamento e lo sbarco –L’ombra di Pietro Verri –Il 5 di ottobre –Cagni garibaldino –Il rovescio della medaglia. VI- L’inondazione d’autunno: L’uomo che abita in casa Nahum –La rotta dell’Uadi Megenin –Sbarco alla Moschea Caramanli – Gli avamposti allagati – Milad, il mio servo monocolo. VII- I giornalisti al campo: I precursori – Il clan giornalistico al Circolo militare – Polizia volontaria –Una visita al console inglese –L’espulsione di Weibel – Una bandiera catturata… nella fantasia – Il banchetto a Jean Carrère – Profili di colleghi –La succursale di Montecitorio – Enrico Corradini. VIII- Fisiologia della vita in trincea: Gli aeroplani partono – L’orizzonte visto dalla trincea – Le lettere dei soldati – Il rancio –Prenotazione allo spettacolo del cannone – Come si vince il colera –I "fortini" dei granatieri – Passeggiata sentimentale lungo il mare. IX- Profili di combattenti: La morte dell’artigliere – Psicologia di guerra – Gli anonimi – Il giorno del Re, nel deserto – Un granatiere cacciatore – Tenenti, capitani, maggiori, colonnelli – Gustavo Fara. X- Come vive un esercito: Il ghibli – Il servizio d’intendenza- Conversando col maggiore Malladra – Duemila uomini e trecento ufficiali – I forni del pane – La carne in piedi – Il castello dell’acqua- La ferrovia della conquista – Tripoli notturna. XI – Il domani di Tripoli: Il blocco di Tripoli – L’emporio commerciale – Palme e ulivi – Gli aranci delle Esperidi – Il problema dell’acqua – Necessità di un’emigrazione ordinata – L’oasi, fenomeno di volontà – Gli asfodeli del deserto. XII- La battaglia di Henni (26 novembre): La commemorazione di Hamura –Veglia notturna – Il piano del generale Frugoni – L’avanzata nel deserto – I turchi si destano – La presa del forte Messri – Fa caldo alla batteria Di Suni – Col 18° nell’Oasi – La casa minata – "Henni è presa!" – La bandiera del 50° fucilieri – Musica al vento – Sulle nuove posizioni – Le perdite – Il bersagliere crocifisso – La salita ad Henni – In ispezione con due eroi – Il cerchio di fuoco. XIII- Quel che succede in Cirenaica: Conversando con l’on. Nava – Homa – Le mura Maggiotto –Bengasi – I cavalieri ammogliati – Derna – Una Montecarlo combattuta – Tobruk – Le esperienze di Marconi – Gli arabi e noi. XIV- I primi tre mesi di campagna nella Libia: Le fasi del trimestre – L’esercito di occupazione – Ventiquattro generali! – Le perdite – I tre compiti dell’occupazione – La pace e la resistenza locale – Le forze turche – La politica proletaria – Le quattro razze – La condotta della guerra – In trincea – La scuola della vittoria – Sotto l’arco di Marco Aurelio.
Il contenuto del testo rispecchia fedelmente il titolo: Castellini rende conto ai suoi lettori, punto per punto, della condotta delle azioni militari, delle peculiarità della vita in trincea, dell’organizzazione dell’intendenza, del rapporto soldati-ufficiali, del ruolo dei corrispondenti di guerra, senza indulgere, a differenza, ad esempio, di Fraccaroli, al folklore e alle notazioni paesaggistiche, cui peraltro aveva dedicato il precedente volume Tunisi e Tripoli. Lo scrittore nazionalista, benché giovanissimo, rivela grandi capacità propagandistiche: sintomatico l’uso spregiudicato, a fini nazionalistici, delle crude immagini dei cadaveri dei bersaglieri fatti prigionieri nei combattimenti del 23-26 ottobre, presumibilmente torturati dai turchi e ritrovati il mese dopo, come corollario della battaglia di Henni e della conquista dell’Oasi:" ci siamo internati nell’Oasi, verso un gruppo di case abbandonate, dalle quali si sprigionava un orrendo lezzo di morte: dinanzi ad una era un frantoio di olive abbandonate, con la miscela ancor molle delle frutta pigiate; vicino a un pozzo i cadaveri ormai putrefatti di tre bersaglieri uccisi in ottobre, con gli elmetti disfatti; nello spiazzo dinanzi ad un’altra casa, aperta verso il fronte delle trincee italiane di ieri uno spettacolo orrendo: i cadaveri ignudi di altri tre bersaglieri nostri, neri ormai per l’insulto del tempo, ma ancora carnosi. Stavano gli insepolti abbattuti in atto di disperazione: due proni, uno supino, all’ombra di un grande olivo, sotto la casa. I rospi- orribile a dirsi- formicolavano su quelle spoglie umane. Ed uno dei morti- io narro la cosa orrenda soltanto perché si sappia in Italia e nel mondo con chi abbiamo a combattere- uno dei morti, quello supino, era stato crocifisso dal nemico. La bestia selvaggia che noi dobbiamo stanare e […] non fucilare ma impiccare, la bestia selvaggia che si chiama nemico aveva abbattuto l’eroico bersagliere rimasto più avanti di tutti verso Henni e l’aveva steso in croce. Potrò dimenticare mai il tuo volto di angoscia, martire cristiano e italiano' […] rimanga nei nostri cuori l’imagine tua per rendere sicura come una promessa la vendetta. Sotto le braccia distese i feroci avevano posto una canna lunga, un’altra sotto il capo; e le due mani erano inchiodate alla canna traversa nello spasimo della fine. Questo ho veduto stamane " (p.164) Come si può notare il racconto è costruito con notevole sapienza pubblicitaria: il messaggio che deve arrivare al lettore è quello, comune a molte altre corrispondenze giornalistiche, che i turchi e i loro alleati arabi sono "bestie selvagge" , i nostri soldati sono eroi quasi divini, lo scontro tra queste due tipologie umane, l’una subumana e l’altra superumana, deve essere portato avanti come una missione e non può che concludersi con la vittoria degli eroi sulle "bestie". Di particolare, Castellini aggiunge la forza della testimonianza diretta ( "primo fra i giornalisti italiani ho avuto il tristissimo privilegio della constatazione"), che si traduce in immagini particolarmente "patetiche" e brutali, costruite appositamente per épater les bourgeois, ma soprattutto per scuotere le coscienze dei cattolici pacifisti, con quel bersagliere crocifisso che è l’immagine verso cui tendono tutte le linee del racconto.

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