Il Corriere della Sera
Guglielmo Emanuel
Il ritorno dalla Mecca
17 gennaio 1912, - Anno 37- Num. 17, pp 3
Emanuel scrive dal Cairo e descrive con vivacità i costumi e gli eventi ( in questo caso il ritornodall’annuale pellegrinaggio alla Mecca del Mahmal una padiglioncino di seta issato sulle gobbe di un cammello, che simboleggia la presenza del Khedive fra i pellegrini). ""Le donne sono anche nella folla: sono esse che in questa caleidoscopica visione in questa tumultuosa orgia di colori recano la nota nera. In Occidente è la toilette della donna che pone qulkche vivace tocco di colore, nell’uniformità grigio-nera della folla maschile; in Oriente essa corregge d’una ombra, col cupo della sua sopraveste monastica, il tripudio multicolore delle masse. Queste donne drappeggiate nella nera habara che copre il capo e la fronte, e col volto celato dal burgo, lo spesso velo sospeso sotto gli occhi cerchiati di cohell, scivolano adorne del fascino del mistero, come in scrutabili figure in domino fra una folla carnevalesca. E la folla del Cairo fa veramente pensare per le strane fogge degli abbigliamenti al ritorno attardato, in pienosole, da un veglione in costume sul tema abusato delle Mille e una notte. Accanto agli effendi in abito europeo, che sembrano soltanto dimenticato di togliersi di capo il rosso tarbusch, vanno seminue figure di negri sudanesi dal volto sfregiato, sceicchi col capo fasciato di bianco, beduini cenciosi, fastosi persiani, copti in turbanti neri e gravi paludamenti come potrebbe averli visti il Califfo Harun-el- Raschid; e fra gli uni e gli altri passano inaspettate combinazioni d’Oriente e d’Occidente, che sembrano togliere autenticità alle stupende vesti e alle sorprendenti figure che accostano e diffondono sull’esotismo pittoresco della scena un sorridente dubbio di carnevalat. Sono arabi e negri in processo di trasformazione; di sotto al cuftan gaio spuntano non le babbucce vermiglie, ma grosse scarpe di manifattura tedesca un cuoio giallo; e sulla zimarra serica stretta alla vita dall’hisam indossano allegramente, in vece del tradizionale abaie, un soprabitino all’inglese fda mezza stagione, stretto stretto e striminzito.". La conclusione è un suo breve scambio di battute con "un asinaio" incontrato durante una sosta del corteo "mentre scrutavo dietro i veli neri gli occhi radiosi della carrata di donne, una dozzina, che costituivano l’harem ( le mogli e la famiglia) del pellegrino e chiudevano il corteo. L’asinaio tornava dall’avere abbracciato l’Haggi, [ un pellegrino autorevole e potente] e pareva esultante. Quel bacio l’aveva reso comunicativo e confidenziale.- Haggi, holy- m’ha detto spontaneamente in un inglese rudimentale. Molto santo. Io baciato. Anch’io un poco santo. E a mo’ di deduzione, tendendo la mano con un sorriso, ha concluso: -Prego, bacscisch."