Il Corriere della Sera
Luigi Barzini
Un cerchio di mistero attorno a Derna
Il novo capo religioso- Un focolaio di turcofili- Il "mufti" deposto- Partenze tristi e sbarchi lieti-I tra accampamenti nemici- Le sigarette di Enver bey-La bandiera delle dame milanesi
Martedì 7 maggio Anno 37, n. 126, pp 1
L’articolo di prima pagina di Barzini ( che prosegue per una colonna e mezzo nella II pagina) prende le mosse, come un romanzo a puntate, dalla vicenda narrata nel numero 91 del "Corriere", del 31 marzo: la scoperta di una congiura anti-italiana a Derna, capeggiata dal "mufti" ( capo religioso), " un tipo dalla faccia da bandito losca e feroce" lo definisce Barzini con piglio lombrosiano, mandato al confino alle Tremiti con gli altri arabi compromessi. Tutto il racconto dei fatti ( organizzato nei paragrafi "Il nuovo capo religioso"; "Un focolaio di turcofili"; "Il 'mufti' deposto"; " Il mistero dell'anima turca"; "Esilii volontari"; "Partenze tristi e sbarchi lieti"; "I tre accampamenti nemici"; " Le sigarette di Enver bey"; " La bandiera delle dame milanesi") è costruito in funzione di una serie di considerazioni più generali sulla gestione dei rapporti con gli arabi : occorre rivedere la fama "incresciosa" di "gente innocua" che si sono fatti gli italiani ed essere rapidi e severi nel punire " un solo crimine: quello di tradimento. Per il nostro prestigio basterebbe qui restringere il codice al punto di non riconoscere più che una qualità di reato, quello rivolto ai danni della sovranità italiana e riserbargli una sentenza fulminea e grave". D’altro canto, Barzini suggerisce la necessità di una maggiore conoscenza reciproca tra colonizzatori e colonizzati, constatando che " Non riusciamo ancora a penetrare il mistero della loro anima sigillata. Forse non lo abbiamo cercato o forse credevamo che la strada per arrivarci fosse quella stessa che apre l’anima italiana. Bisogna giudicare le cose dal punto di vista arabo, immaginare il mondo come essi lo vedono" " Il loro sguardo scruta, ma rimane muto. Essi stanno come in guardia avanti a noi: i loro occhi sono due sentinelle messe alla porta della loro coscienza.". La seconda parte dell’articolo è un insieme di scenette di vita militare: l’arrivo delle nuove truppe e la partenza dei richiamati ( "- Addio! Buona fortuna!- si grida da terra. E dalle navi risponde la voce possente della truppa che si unisce in una invocazione unica: Evviva l’Italia!"); il battesimo del fuoco dei novellini , "frammisti ai veterani che ridono di cuore quando al fischiare di una palla i compagni freschi arrivati guardano in aria per vederla. – È lì! È lì! Prendila, si è posata come una mosca!- gridano loro con gran divertimento della schiera". Ma soprattutto si sottolinea il modo particolare di condurre la guerra tenuto dai turchi guidati da Enver bey che organizza continue azioni di disturbo, rapide incursioni, sabotaggi: Barzini giudica tutto questo con superiorità miope, affermando, per rassicurare certo anche i lettori: " La Turchia[…] si limita a dire di voler dimostrare che noi non possiamo attuare l’occupazione della intera Libia. Ne occupiamo soltanto tutti i centri importanti; tutte le città sono nostre" e "Le città sono gli unici obbiettivi strategici di una guerra, esse sono le basi, esse sono la vita.".