Il Corriere della Sera
Giorgio Bompani
Il nemico nella guerra libica
lunedì 1 gennaio 1912, pp 1
La prima pagina si presenta con un unico titolo "Nuclei nemici vicino ad Ain-Zara-Fucilate notturne- sottotitolo "La ripercussione della guerra tra gli italiani in Tunisia . La crisi turca della guerra in una nuova fase: Said pascià ricostituisce il Ministero." Fra tutti gli articoli riuniti sotto questo titolo solo uno, quello appunto intitolato "Il nemico nella guerra libica" esula dalla contingenza della cronaca di guerra, dal momento che si incentra sulla questione più generale dell'"incognita umana:il nemico". Tale fattore, combinato agli altri due, del "terreno" e del "tempo", può condizionare l'andamento della guerra e ne costituisce un elemento decisivo, come indica il capitano spagnolo Garcialavin, il cui testo sulla "Guerra in Africa" è il riferimento costante dell'articolista. Proprio seguendo le indicazioni del Garcialavin, Bompani enuclea due "caratteri generali dell'africano", la falsità, già sperimentata venti secoli fa dal console Quinto Metello in Numidia, e il fanatismo religioso anticristiano che in questo caso ha "riavvicinato dominati e dominatori" e ha dato "ai turchi facilità di spargere, per mezzo dei fanatici marabutti, fra le turbe ignorantissime le più grandi calunnie a nostro carico". A causa di queste caratteristiche, conclude Bompani, il nemico in Libia non affronterà il nostro esercito con grandi movimenti di massa, ma "si avranno gli attacchi improvvisi nel fronte e sui fianchi e in coda delle colonne marcianti e noi dovremo premunirci ed essere pronti a far fronte da ogni parte"