Il Corriere della Sera
Luigi Barzini
Un uragano di granate- sugli edifici e le trincee di Zuara,
21 gennaio 1912 -Anno37- Num.21, pp 1
Il 20 il giornale aveva pubblicato in prima pagina una brevissima agenzia Stefani che informava del bombardamento a oltranza di Zuara; il giorno successivo il fatto è raccontato dettagliatamente da un dispaccio di Barzini, pubblicato in prima pagina, Un uragano di granate- sugli edifici e le trincee di Zuara, che si stende su 3 colonne intere e 3 mezze colonne di prima pagina del 21 gennaio. L’articolo è organizzato in cinque paragrafi ( Segnali luminosi; L’allarme; Il nemico delle trincee; Il bombardamento; Fucilate contro le siluranti) che scandiscono precisamente le fasi dell’azione, l’appostamento notturno della piccola squadriglia italiana davanti a Zuara, l’alba con la chiamata alle armi dei turchi, l’alzarsi del sole ( "sorge il sole, le brume si dissipano. La Carlo Alberto e l’Iride issano il piccolo pavese di combattimento") con l'apparire di Zuara ("cinta da una muraglia di fango, Zuara solleva fra le palme i suoi edifici maggiori fra una folla di casupole misere"), l’accorrere dei nemici alla difesa, con l’icastica figura dell'anonimo ufficiale turco , dal cappotto grigio e fez rosso, che "rimane lungamente immobile, osservando col binocolo le navi" per poi entrare "anche lui nel passaggio coperto", mentre il grido di guerra "alto, confuso, peristente" "passa, sfuma, ritorna". A un tratto, l’attesa vigile dei marinai italiani sulle navi e dei soldati tuchi nelle trincee è rotta da "cinque colpi da 152 che partono insieme, Cinque immani scoppi di granate ad alto esplosivo rispondono da terra: cumuli di fumo nero si sollevano lentamente fra le palme, si gonfiano, si svolgono densi, poi, abbattuti dal vento, annebbiano tutto." Il cannoneggiamento prosegue implacabile e distrugge progressivamente l’aspetto urbanistico di Zuara, reso noto ai lettori all’inizio del testo. In particolare, la mole bianca, "dall’apparenza graziosa" della cosiddetta casa del figlio del Sultano, si sbriciola lentamente davanti agli occhi: "la casetta bianca del 'figlio del Sultano’ è demolita in due colpi: dopo il primo si scorge lo sfondo del cielo attraverso una lunga breccia. Dopo non rimane che un angolo, una piramide candida che si piega lentamente crollando". Quasi inutile sottolineare che Barzini fin nelle prime righe si era premunito di rassicurare il pubblico del "Corriere" specificando che "Zuara non è abitata, fin dall’inizio della guerra, che da combattenti", salvo poi contraddirsi registrando da attento cronista l’arrivo alle trincee di donne che portano viveri e forse munizioni. Durante il bombardamento, in un altro settore delle operazioni le torpediniere Cigno e Canopo si avvicinano alla riva, a ovest dell’oasi: "sulla dunosa spiaggia fulva la risacca ha gettatotante alghe da formare enormi banchi neri che sembrano scogliere" cono avvistate dalle vedette e inizia uno scambio di fucilate.