Illustrazione italiana
Enrico Corradini
I nostri soldati, i giornalisti, la gloria, la democrazia
19 novembre 1911- Anno XXXVIII-Num. 47, pp 532-36
Nella “cronaca” di questo numero, datata "Tripoli, 4 ottobre", Corradini tratta il tema dei rapporti fra stampa e combattenti e lo imposta in modo da esaltare agli occhi dei lettori il ruolo dei corrispondenti di guerra italiani, acquartierati a Tripoli: " I migliori amici de’ soldati italiani che ora combattono il turco e l’arabo tra l’oasi e il deserto di Tripoli, sono i giornalisti italiani"; “Il soldato che non sa che cosa sia la storia, e che se anche lo sapesse, non potrebbe aspirare alla storia, chiede la parola del giornalista; egli ha combattuto la mattina e chiede una parola di lode per il giorno dopo; più oltre non va con la sua esigenza e con la sua conoscenza; ma il semplice istinto della sua umile ambizione […] diventa il sentimento della gloria che i nostri padri crearono come massima ricompensa della loro virtù e come il più energico stimolo delle azioni”. In quest’ottica Corradini contesta le definizioni della guerra come sacrificio dei figli del proletariato a vantaggio del capitalismo borghese e assicura che i soldati “servono lietamente” la Patria e il governo, in piena fraternità con gli ufficiali.