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Illustrazione italiana

Enrico Corradini

Ain-Zara.

Le conseguenze militari dell’occupazione; Che cosa sono le oasi: Il rudere vegetale; Il nostro diploma d’eredità; la villa romana; La nostra opera futura in Tripolitania

24 dicembre 1911- Anno XXXVIII-Num.52, pp 660-662

Corradini segmenta questa “cronaca” in vari paragrafi che vanno dalla cronaca all’archeologia: Ain-Zara; Le conseguenze militari dell’occupazione; Che cosa sono le oasi: Il rudere vegetale; Il nostro diploma d’eredità; la villa romana; La nostra opera futura in Tripolitania. In realtà, come si apprende da una nota editoriale, Corradini è di ritorno in Italia per le festività e si trova a bordo della nave Regina d’Italia, con i feriti, in navigazione verso Palermo. Corradini comincia qui a prefigurare la necessità per l’Italia di "avere le mani libere altrove, dall’Egeo a Costantinopoli" per finire la guerra. D’altro lato, accanto a considerazioni di tipo politico-diplomatico, inserisce ampi squarci descrittivi, sull’oasi di Ain-Zara ad esempio, introducendo il lettore nella geografia e nel paesaggio: " è una piccolissima oasi, ma un’oasi in condizioni diverse da quelle dell’oasi di Tripoli. Non è abitata, non ha case, ha soltanto pozzi: è un luogo di sosta e di abbeveraggio per le carovane che dal gebel vengono a Tripoli. Non è ombrata di palme da per tutto, ma soltanto in alcuni punti, e nel resto è nuda d’alberi. È verde, vestita d’erbe e di cespugli che le recenti piogge raffrescarono, ma non tutta, perché col verde è frammisto il rosso della sabbia desertica. Par di vedere il deserto ripenetrare l’oasi, rioccuparla, divorarla. È tutta sconvolta, anzi scompigliata, con dunette e ponticelli staccati, senza alcuna di quelle ondulazioni euritmiche che il deserto ha spesso altrove. […] Essa ha spiccatissimo questo carattere di terra abbandonata.[…] È importantissima perché in essa si sorprende il terreno nell’atto di passare dall’oasi al deserto". Questa decadenza dell’oasi nell’abbandono consente a Corradini di presentare al lettore la tesi della, per così dire, "cripto-fertilità" della Tripolitania: se il deserto non è un fatto geografico, ma un prodotto storico, il lavoro dei colonizzatori italiani potrà riportare quella terra alla fertilità che gli stessi resti romani rivelano: "Ain Zara è probabilmente l’avanzo d’una coltivazione romana", come rivela il frammento di mosaico ritrovato sotto la sua sabbia, presso il quale è stata posta questa iscrizione "Queste splendide vestigia- dell’arte e della civiltà- di Roma antica- dai bersaglieri della 7 compagnia- del 33 battaglione il VI Dicembre MCMXI- ridonate all’ammirazione dei posteri- confermano il diritto della Terza Italia- sulla Tripolitania- conquistata alla barbarie- per virtù d’armi". " Questa è la nostra carta d’eredità improvvisamente apparsa sotto la sabbia del deserto" ed è "un magnifico fatto di poesia incitatrice il poter noi popolo italiano affermare:- Dove l’Italia va, ivi era Roma.[…] Riprendiamo il corso della vita interrotto da sedici secoli".

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