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Illustrazione italiana

Guido Milanesi

Lettera all’editore

12 maggio 1912- Anno XXXIX- Num.19, pp 470

Viene proposta ai lettori una lettera aperta di Guido Milanesi, comandante del cacciatorpediniere “Strale” in Cirenaica e autore di alcune raccolte di “novelle marinaresche” ( Thalatta, I Nomadi). L’occasione è l’invio da parte dell’editore Treves al Milanesi delle bozze della sua raccolta I Nomadi: il Milanesi confessa l’attuale estraneità dalla propria scrittura ante guerra ( “Suppongo che tra me e queste carte- che pure devo aver scritto io, non c’è dubbio- sia passata una lama inesorabile […] e poi che due mani invisibili abbiano spinto me da un lato ed esse dall’altro fino […] a renderle estranee a me” “ Ma chi le ha scritte? Io?” “Sa cosa farei? Tirerei un gran frego su ogni pagina, per scriverci sopra una sola parola…: Italia, Italia, Italia” ) e dà voce alla solita propaganda nazionalista: “Noi, molecole attive d’Italia, ora viviamo di febbre: della febbre puerperale della nostra grande madre che da poco ha dato alla luce un figlio da lungo tempo atteso:l’Italiano. [..] Eccoli qui gl’Italiani, come li han sognati i nostri Grandi: e li benedica Iddio!” La parte migliore è la descrizione, pur sempre enfatica, dell’attesa del combattimento marittimo :”Ieri tutto questo scafo mio, vibrava della cupa voce del cannone davanti ad un certo Bu-Kleifa nella Sirte. Da mesi la bandiera di combattimento testa giorno e notte a riva: i siluri carichi, brontolano d’impazienza nei tubi quando le macchine correndo sussultano e tuttiquesti marinai che non dormono più, che saltano ai cannoni come limatura di ferro al magneto se la mia mano si levi, che bisogna frenare e trattenere sempre- sono un tale spettacolo di grandiosa bellezza da riempire tutta l’anima e far diventare meschina ogni altra cosa.” Il Milanesi nel 1913 pubblicherà Asterie ( ed. Bemporad) con gli auspici della Lega Navale Italiana. Rec. In “Ill. Ital.” 11 maggio 1913 è recensito così:”Milanesi tocca delle nuove sponde italiane in Libia”, nei suoi “bozzetti di mare” che sono tutto “un fremito italiano, un movimento di caratteri, di tipi; movimento rapido, quasi vertiginoso. Le nuove terre possono far nascere nuovi scrittori, poiché quel mondo arabo, divelto per più secoli dal progresso civile, presenta fondi da scandagliare, […] fisionomie fisiche e morali da dipingere.Tutto non vi è basso, odioso, brutale. Un nobile tipo è descritto dal Milanesi nelle belle pagine A Derna, forse le migliori del libro."

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