Illustrazione italiana
Gualtiero Castellini
La Primavera e la guerra- Note di viaggio
2 giugno 1912- Anno XXXIX- Num..22, pp 534-535
Castellini combina a descrizioni un po’ più dettagliate relative ai singoli corpi militari presenti in Libia ( i cavalleggeri del "Piacenza" che "tornano a Bengasi al trotto serrato dalla via della Brera", gli alpini che "scendono all’alba dall’acrocoro montagnoso di Derna", i bersaglieri di Homs, "imbacuccati pel freddo nelle mantelline") alcune considerazioni generali sull’ “eroismo paziente” dei soldati che sembrano un manifesto del “fronte interno”: “bisogna amare i soldati nei giorni in cui il ghibli batte alla finestrina della baracca di legno e ve li fa prigionieri. Li assedia col picchiettio delle sabbie mobili sull’assito, li fa esuli cingendoli di una cortina di nebbia infinita; li abbatte col calore ardente e li costringe a pensare… O nelle notti in cui vigilano dalle ridotte, alti sul coronamento blindato, freddolosi presso la garetta di un blockhouse” “La santità della guerra è fatta di questo eroismo paziente, di questa vittoria continua della volontà “ragionata” sul desiderio sentimentale”. E anche la nostalgia, vista come l’effetto della primavera, ma soprattutto come "il segno diffuso del perenne fascino dell’Italia" è vinta "dai loro animi saldi" , segno di una "grande prova superata", segno "della pazienza romana riacquistata in Libia".
A tutto questo splendore di virtù Castellini contrappone la pochezza morale del nemico " i barbari che ci stanno a fronte, e non sanno che cosa sia vivere e soffrire e morire!" Comunque, tutto è bene quel che finisce bene, ed ecco allora il rimpatrio: " Porta il saluto d’Africa alle case d’Italia, intanto, la schiera dei soldati che canta sulla prora battuta dal vento, e che vedrà domani con noi le coste della patria. È partita d’autunno ed ha recato laggiù la voce del cannnone, forte per molti giorni come un rombo continuo, come un uragano senza fine, Ritorna di primavera, in Italia con altra voce sul mare".