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Il Corriere della Sera

Luigi Barzini

La fase decisiva della battaglia di Bengasi

L’attacco all’oasi delle Due Palme

17 marzo 1912 -Anno 37- Num.77, pp 1

Questo articolo si collega a quello pubblicato nelle "Recentissime" del giorno prima e prosegue la ricostruzione della battaglia lì avviata. L’effetto di "presa diretta" è pervicacemente perseguito attraverso una serie di artifici: l’uso del presente indicativo, il ricorso ai verbi "sentire" e "vedere" alla prima persona plurale, l’indicazione cronometrica degli eventi ( "alle ore 11,30"; "un quarto d’ora dopo"; "verso le due"; "la battaglia è durata precisamente due ore e un quarto"). I titoletti dei paragrafi scandiscono e sintetizzano efficacemente l’azione: 28 cannoni in azione; Avanti! Avanti!; Il nemico preso d’infilata; Le bandiere sforacchiate; Selva di baionette. Barzini comincia con il descrivere lo schieramento delle truppe, come su una scacchiera, per passare al "fuoco vigoroso" delle artiglierie poste presso le due ridotte,"Grande" e "Foyat" e arrivare così all’assalto dell’oasi da parte della fanteria italiana: "-Avanti! Avanti! I soldati si slanciano di corsa a sbalzi sotto un fuoco d’inferno. Sostano sdraiati a terra appena il tempo per sparare tre o quattro colpi e via di nuovo". Ben presto la battaglia si configura come un grandioso spettacolo: "Sono magnifici. Ordinati come in una manovra [ i soldati italiani] allargano le loro file, appoggiano verso le ali, accentrano sempre più un movimento aggirante che dovrà stringere i nemici in una morsa mortale" "-Bravi! Bravi!- gridano le guarnigioni delle ridotte […] in piedi sui parapetti:" "Anche le terrazze di Bengasi lontana sono popolate […] migliaia di occhi sono fissi laggiù in quella nebbia piena di lampeggiamenti". A un certo punto, i due schieramenti sono così viciniche Ameglio sposta le batterie mobili, per non rischiare di colpire i suoi stessi soldati: "Comincia una nuova fase della battaglia.- segnala Barzini- Con una rapidità stupenda i cannoni da campagna e da montagna raggiungono le nuove posizioni.[…] Sono pochi minuti di calma […]. Con maggior furore l’artiglieria riprende. Essa pare metta tutto intorno all’oasi una barriera di fuoco". " È troppo tardi per fuggire: la morte ha chiuso ogni sbocco". Riprende, "impetuosa" l’avanzata. "I soldati combattono completamente allo scoperto. Il tereno è pietroso, sembra un immenso pavimento di calcare con radi ciuffi d’erba: è impossibile scavarvi una trincea, erigervi un riparo". "Un urlo immenso arriva: è il battaglione che attacca l’estremità delle Due Palme, il quale carica alla baionetta ed entra nell’oasi. Poco dopo un altro urlo lungo e sonoro passa e strappa un grido d’entusiasmo da ogni petto. Anche l’estremità sud dell’oasi è raggiunta alla baionetta". Da questo punto la battaglia dell’oasi diventa la "battaglia delle buche", di cui parleràanche Fraccaroli nel numero del "Corriere" del 23 marzo. Gli arabi, infatti, rifugiatisi in "due grandi buche come due latomie " ( "sono due cave di pietra, che fornivano fornace e calce […] situate sul bordo dell’oasi") fanno una "resistenza accanita, disperata". Alla fine, si combatte a sassate e alla baionetta: "Quel che avviene è indescrivibile. Una mischia furibonda in nembi di polvere, un urlio esultante, uno scintillare di lame, un violento agitarsi di braccia.[…] Tutto questo non dura due minuti". Su questo scenario, il giornalista colloca e fa risaltare alcuni episodi di valore individuale e collettivo: "una compagnia perde il capitano poi due tenenti e, comandata da un sottotenente, continua imperterrita"; un capitano è redarguito dal colonnello per non essere scattato in piedi al comando "avanti", ma è ferito alle gambe da quattro palle: "il colonnello si china a baciarlo, leva la spada e si slancia urlando:-Viva l’Italia! Avanti!". Con un climax discendente il racconto si avvia alla conclusione ( "Il tumulto decresce, finisce, tutto si calma") e sprofonda nella tragedia delle "masse di cadaveri a centinaia a centinaia in un lago di sangue" nelle latomie, i cadaveri "disseminati lungo la via della ritirata", descritti e contabilizzati dal giornalista con evidente soddisfazione: " I cadaveri dei nemici contati nell’oasi delle Due Palme sono 305" "informazioni sicure fanno ritenere che i morti nemici siano oltre ottocento. Coi feriti più di duemila uomini fuori combattimento".

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