Il Corriere della Sera
Guelfo Civinini
Il bombardamento del campo nemico narrato dagli equipaggi dei dirigibili
21 marzo 1912- Anno 37- Num. 81, pp 1
Datato "Tripoli, 19 marzo", l’articolo racconta con un sapiente montaggio 'in crescendo’ lo spettacolo certo inusuale dei due dirigibili italiani, P2 e P3, di stanza a Tripoli, che prendono quota e si allontanano: " I due dirigibili sono già lontani. Dieci minuti fa li abbiamo veduti salire su, di là dalle prime palme di Gargaresch, e aggirarsi qualche istante bassi, come incerti, sulla linea candida nitida delle case di Tripoli, poi staccarsi subito dal mare e avanzare con una rotta decisa sopra la distesa del deserto, passare la steppa, proseguire il volo sopra le dune di Fonduk-el-Tokar, lasciarsi a destra Zanzur, proseguire ancora in dirittura come correndo a un traguardo stabilito". Ma al di là della magnificenza dello spettacolo, a cui il giornalista assiste "dagli spalti di quella estrema ridotta di Gargaresch che è come una tribuna protesa sul deserto", Civinini pone l’accento sulle grandi capacità offensive di queste "nuovissime macchine da guerra", a bordo delle quali "sono otto uomini che vanno forse a portare sfida e battaglia a migliaia". Sopra Suani-Beni-Aden a un tratto "l’animato silenzio del deserto è rotto da una risonanza strana, come da un fievole lontanissimo crepitio di pioggia" "la battaglia è cominciata fra mille e mille uomini della terra e gli otto che li dominano dal cielo". Di questi otto, il lettore viene anche a conoscere il grado e i nomi, alcuni dei quali hanno di per sé una notevole suggestione fonica: "il comandante Denti di Piraino", "il tenente di vascello Castracane degli Antelminelli, bel nome di gloria" . Seguendo la scansione dei paragrafi ( "la battaglia lontana"- "L’impresa sulle tende turche"-"Il campo ospedale"), Civinini illustra la manovra offensiva, il bombardamento di quattro accampamenti arabo-turchi, l’individuazione di un ospedale da campo, e infine il grido lanciato "da bordo a bordo, sul campo nemico devastato […] "Viva l’Italia! Viva l’Italia" su cui si conclude l’articolo.