Il Corriere della Sera
Guelfo Civinini
La battaglia osservata da Gargaresch
La partecipazione di un dirigibile
Lunedì,10 giugno 1912- Anno 37- Num. 160, pp 1-2
Si tratta di un lunghissimo articolo in corsivo che occupa due colonne in prima pagina e tre colonne in seconda pagina ed è articolato in molti paragrafi: "Dov’era il nemico"; " L’obiettivo";"La presa del Marabutto";"L’artiglieria in azione";"Il nemico accorre dal Sud";"Le grosse artiglierie";"Il dirigibile"; "Il ritorno degli ascari";"I cadaveri nemici". È la ricostruzione della battaglia dell’oasi di Zanzu, a sette chilometri da Gargaresch, definita veramente una "bella battaglia non soltanto per la grande vittoria cui ha lanciato i nostri soldati e per l’estensione del combattimento che ha assunto il suo massimo fervore, ma perché è stata soprattutto una battaglia chiara, preparata, delineata, compiutasi con una semplicità e una sicurezza meravigliose". Alla battaglia, "in tutte le sue fasi", Civinini assiste "dalla terza ridotta di Gargaresch, come da una tribuna", con la possibilità dunque di vederne "tutto il disegno logico e perfetto". Ed appunto questo disegno che Civinini traccia con precisione di osservatore diretto ( "siamo giunti alla terza ridotta che il giorno era già chiaro.[…] Un vivo fuoco di fucileria, framezzato da frequenti salve di cannonate, giungeva da intorno a Zanzur"): emergono così davanti al lettore le posizioni nemiche e quelle italiane, gli obiettivi dell’azione, l’entusiasmo delle "valorose batterie" che "avevano ritrovato i loro bei giorni" e, infine, l’infuriare della battaglia vera e propria: "Per tutta l’amplissima distesa di dune gialle puntini scuri quasi impercettibili apparivano e sparivano, sparsi ovunque […]. A poco a poco quella distesa sconfinata si è animata di un brulichio vastissimo. Erano centinaia e centinaia e giungevano da ogni parte. La battaglia è divampata qui rapidamente con violenza rabbiosa. Si sono visti gli ascari abbandonare la loro duna, gettarsi al di là, avanzare a sbalzi rapidissimi; alcuni squadroni dividersi in plotonio, gettarsi contro i gruppi nemici più vicini caricando a stormi, avvolti in nuvoli di sabbia; altri appiedarsi e dalle ultime dune verdi, gettati a terra, far fuoco senza posa. Il brulichio dei nemici cresceva sempre più, si avvicinava […]. A tre chilometri dalla ridotta le due linee di fuoco si fronteggiavano vicinissime. […] Dalla ridotta i pezzi d’assedio da 149 hanno cominciato allora a dirigere sul nemico dei tiri magnifici". Lo spettacolo diventa infernale: " Fra il fumo e la sabbia sollevata in nuvoli rossastri dalle terribili esplosioni, i gruppi nemici, che continuavano a scendere di corsa giù per le dune, scomparivano, si disperdevano in fughe scompigliate; ma latri sopraggiungevano, riunivano i fuggiaschi, si riportavano ancora avanti". Il quadro "di una grandiosità solenne indimenticabile" è completato dalla comparsa in cielo del dirigibile P2 che appare e scompare "fra i viluppi grigi che cominciavano a spezzarsi come lacerati dal rombo delle esplosioni". "Superba giornata insomma- conclude Civinini- di cui […] bisogna saper calcolare i grandi effetti morali sia sul nemico stesso sia sui nostri soldati. Vi erano dei battaglioni stasera che ritornavano cantando".