Il Corriere della Sera
Guelfo Civinini
Con la cavalleria sulle dune insanguinate di Zanzur
Venerdì, 14 giugno 1912- Anno 37- Num. 164, pp 1
In realtà le operazioni di guerra in quei giorni si sono spostate in Pirenaica ( come indica il titolo complessivo della prima pagina Nuova grande vittoria a Homs), ma Civinini si trova ancora a Tripoli e quindi da un lato rende conto solo con un trafiletto della “bella grande vittoria delle nostre armi intorno a Lebda”, mentre dall’altro continua a parlare della battaglia di Zanzur, svoltasi vicino a Tripoli ma l’8 giugno, stiracchiandone l’importanza e gli esiti ( “Sulla linea di fuoco”; “Gli otto coscritti di ‘Lodi’”; “Un immenso cimitero”; “Nemico in vista”). Con una certa genialità si inventa lo “strano e fiero piacere [di] ritornare sui luoghi dove si combatté e si vinse e dove il caso volle che non si restasse per sempre”, perché- afferma il giornalista- “Quei luoghi appaiono quasi nuovi. Nell’ora della battaglia il cuore e lo sguardo si lanciano innanzi […] Ciò che è attorno afugge . Si ricorda un sasso, un cespuglio, una nuvola di fumo, la sagoma di un uomo che cade […]. Per questo il ritorno sul campo di battaglia dà sempre una emozione nuova”. Ciò premesso, Civinini, recatosi di persona sul luogo dello scontro insieme a un gruppo di ufficiali, ricostruisce le fasi di quella “meravigliosa giornata, in cui ciascuna delle nostre armi poté mostrare il suo valore e la cavalleria non meno delle altre:”. Per animare questo racconto a posteriori, un po’m abusato, il giornalista, tornato al presente, inserisce la suspence di un temuto nuovo attacco: “Stiamo per risalire in sella e scendere in mezzo ad essa [ la “sconfinata desolata distesa”] quando sulle dune lontanissime […] delle figurette cominciano a disegnarsi a poco a poco, avanzano in lunga rada catena […]. Hanno ancora l’audacia di mostrarsi? Aspettiamoli”. In realtà, tutto si conclude con un nulla di fatto e con il ritorno degli squadroni e del giornalista a Tripoli.