La Domenica del Corriere
Ada Negri
La Madre
7-14 gennaio 1912,- Anno XIV-Num.1, pp 7
Si pubblica la poesia destinata a largo successo di Ada Negri:" Non piango, no.- So ben che tu non vuoi,/ figlio.- Il cuore impietrò sotto le bende/ nere, il tacito cuore che non l’attende/più.- Non si piange sui caduti eroi.// Un nome s’incavò nella memoria:/ Sciara-Sciat.- Là piombasti in una pozza/ di sangue; e ti fu poi la testa mozza,/ figlio!... Non piango, no.- Questa è la Gloria.// Tante madri a quest’ora hanno il mio cuore/di pietra, e la mia faccia d’agonia!.../… Tacciono. Così volle, e così sia,/ la Patria, amor che vince ogni altro amore,// O figlio, io ti creai colla mia carne/ giovine, io ti nutriii colle mie rosse/ vene, e la forza che per te mi mosse/ unica or regge le mie membra scarne.// Ardein te la sostanza di mia vita, / e ttu con fibra e fibra ancor t’aggrappi/ a me, come nell’ora in cui gli strappi/del tuo corpo al mio corpo eran ferita.// Porto, grondanti sotto la gramaglia,/ le piaghe tue; pur io la testa mozza/ rotolare mi semto nella sozza/ terra, ed il sangue fino a Dio si scaglia.// Muoio due morti, in me agonizzante e in te,/ Ma lacrime non ho: tu non le vuoi. Passa la guerra, e i giovinetti eroi/ nella raffica invola, ed il perché/ non dice a noi, pallide madri. Passa/ e prende. A rullo di tamburo, a squillo/ di tormba, all’ombra ardente del vessillo,/ a ritmo d’inni e di mitraglia, ammassa// e lancia a torme i figli nostri, i figli/ nostri, ove un sol fulgore han Vita e Morte; fide vegliammo noi su questa sorte/ le culle d’oro e gli umili giacigli.// Fàscaiti di silenzio, o bocca pia,/ crocifiggiti in petto, o cuor demente: non invocare Iddio, chè Dio non sente:/ così volle la Patria- E così sia.-// Che altro io potrei darti, o Patria grande?.../ Vuota è la casa, spento il focolare:/ la cenere io raccolsi dall’alare/ e con essa formai le mie ghirlande.// Irrigidii per Te la fronte stanca/ nella bellezza dell’orgoglio sacro,/ Madre d’eroe non piange.- A volte il macro/ volto per aria che al respir le manca, / tende, ed il labbro; e il sangue goccia a goccia/ sgorga dalla ferita che s’incava/ nelle profonde viscere, e ne scava/ la vita, come fa stilla da roccia;// ma signhiozzar con disperata voce/ sul figlio morto, oh, non sarà chi l’oda: sta, di fronte alla gloria che l’inchioda/ al suo amterno amor come a una croce".