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La Domenica del Corriere

Louis Tracy

Il tesoro di Saba

29 settembre-6 ottobre 1912,-Anno XIV-Num.39, pp 2-4

Inizia il romanzo a puntate Il tesoro di Saba di Louis Tracy, definito nel n. 38 ( p.4) " uno fra i migliori scrittori inglesi contemporanei […] autore di parecchi romanzi diventati ormai popolari, ma ancora nuovo ai lettori della Domenica", quantunque il suo nome sia destinato a diventar ben presto assai caro ed apprezzato".Nella "Domenica del Corriere" , dal numero 39 al numero 52, si pubblica a puntate un romanzo scritto dall’inglese Louis Tracy, fortunato autore di molti feuilleton. La curiosità è che gran parte l’intreccio è ambientato nella colonia italiana di Massaua. Il tesoro di Saba: (n.39)Cap. I -. La fortuna dà un giro alla sua ruota è ambientato a Londra: un giovane di buona famiglia e buona educazione, il ventiquattrenne Riccardo Royson, in cerca di una occupazione, si imbatte, all’uscita della stazione Victoria, prima con un corteo di dimostranti che chiedono lavoro e poi con la sfilata del reggimento delle Guardie reali. Fra queste, riconosce Gianni Seymour, un vecchio compagno di studi che fa da portabandiera. In quel mentre appare sulla scena una carrozza con i cavalli imbizzarriti, fermati dal protagonista . Nella carrozza sedevano altri due personaggi: il barone austriaco Francesco von Kerber, che si era affrettato a buttarsi giù dal veicolo e la signorina Irene Fenshawe che vi era rimasta intrappolata.Cap.II- Un contratto promettente Tramite il barone, Riccardo, che viene individuato al barone con il soprannome di Riccardo Rex, ricordato dall’amico Gianni, viene assunto come secondo ufficiale sull’ Afrodite, di proprietà del dottor Fenshave che sta per salpare per una destinazione sconosciuta: progressivamente si paleserà al lettore che se lo scopo del viaggio è la ricerca dell’ antico tesoro di Saba, predato nell’anno 2 a.C. al popolo dei Sabei, nella regione di Aden, dalle legioni comandate da Elio Gallo, e sepolto in un punto imprecisato dell’Africa, tra la piccola baia del Mar Rosso, "che oggi è territorio italiano", dove le trireme fecero naufragio e il Nilo dove Elio Gallo si diresse, in realtà all’interno della spedizione si intrecciano trame oscure. Nella puntata del n.40 si concludono i preliminari della partenza e si pongono le basi per i successivi sviluppi: l’attrazione per ora appena accennata tra Irene e Riccardo ( "- E’ un buon acquisto per una spedizione nel deserto,- osservò il signor Fenshawe.-Sì, un vero tipo di cavaliere di cappa e spada,- appoggiò la ragazza in tono meditativo, come parlasse fra sé") e nel Cap. III la prima avventura, l’incontro con un misterioso individuo che cerca di estorcere informazioni sulla rotta della nave all’incorruttibile Riccardo. Nella puntata pubblicata nel n.41, si racconta il viaggio in treno verso Marsiglia, porto di partenza della spedizione, l’incontro casuale di Riccardo con il "buon Stamp", comandante dello yacht, l’arrivo al porto, la conoscenza con il primo ufficiale Tragg , l’assalto notturno di cinque o sei individui alla carrozza di von Kreber, e soprattutto il materializzarsi di un nome, "Alfieri", come rivale di von Kerber: " –Ti ho riconosciuto, Alfieri!- gridò loro dietro von Kerber.- Ma se anche mi hai preso il papiro, non ti servirà a nulla, te lo giuro."( Cap. IV- Le spiegazioni del barone) Con una certa autoironia, fra l’altro, l’autore coglie l’occasione della scena marsigliese per accostare i casi del suo romanzo a uno dei mostri sacri del feuilleton, Alessandro Dumas:" Lo sguardo spaziava lontano, fino alla isoletta irta di rocce e coronata dal castello d’If, di cui Alessandro Dumas rese popolare il nome in tutto il mondo col suo "Montecristo". Invero l’analogia fra i casi dell’ormai leggendario avventuriero e l’impresa che si accingeva a tentare l’elegante nave prossima alla partenza, era fatta apposta per solleticare la fantasia di un giovane intraprendente, dalle aspirazioni vaste e dai mezzi limitati"(.n.41,p.4) I personaggi in scena da quel momento saranno, oltre al protagonista, il gruppo dei suoi alleati,( Cap. V, Alleanza difensiva) Irene, suo nonno, Massimo Fenshawe, ricchissimo finanziatore della spedizione e dilettante archeologo, il capitano dello yacht, Stump, nonché la aleggiante presenza lontana dell’avvocato Forbes, e i suoi antagonisti, il barone von Kerber e la signora Matilde Haxton , una "graziosa donnina", "raffinata eleganza" per la quale "Riccardo prova subito un’impressione poco simpatica".Si dirà, molto più avanti nel romanzo che la Haxton "avrebbe avuto in sé la stoffa della stoffa superiore perché sapeva accoppiare in mirabile armonia il calcolo giudizioso all’ardita iniziativa, la energica prontezza nel decidere alla astuzia prudente nell’agire, l’ostinazione superba alla duttilità […]. Ça il suo egoismo arido, feroce, la sua cupidigia senza scrupoli, la sua mancanza di’ogbi senso morale, […] la condannavano a rimanere […] una intrigante priva di elevatezza assorbita in losche imprese".( n.46, p.3). La puntata del numero 42 sbriga rapidamente tutta la navigazione fino a Porto Said, non senza aver provveduto a creare un’occasione per mettere in luce le capacità di azione e di comando del protagonista. Qui torna a farsi sentire, per lettera, la voce del grillo parlante Forbes che ancora una volta consiglia il giovane a tornare in Inghilterra al capezzale dello zio moribondo. Avviene anche un incontro romantico tra Riccardo e Irene, sotto le stelle, sul ponte della nave. (43)Cap. VI, Vigilia d’armi: Intanto la navigazione prosegue verso Suez e da Suez verso Massaua: nel corso di essa si evidenziano da un lato la complicità tra il barone e la signora Haxton e dall’altro il desiderio del barone di liberarsi del giovane Riccardo, piano reso impossibile dal rifiuto di Stump di licenziarlo. A Massaua, appena sbarcata, la signora Haxton riesce a incontrare di soppiatto lo sceicco Abdullah e fissare un appuntamento alla moschea dell’Elefante alle 17,00. Il lettore viene confermato nei sospetti dalle allusioni contenute in un soliloquio di Abdullah: "- Per la Kaaba Santa![…] se von Kerber effendi ha portato seco tutta gente di quella fatta, le cose non passeranno tanto lisce laggiù, ai Cinque Colli; ed io, che assisterò allo spettacolo, avrò da divertirmi parecchio". (43,p.4). Il Cap. VII, Un incontro emozionante comprende la fine del n.43 e un parte del n.44. Intanto anche i sospetti di Irene, condivisi con Riccardo, su tutta la faccenda messa su dai due compari von Kerber-Haxton, aumentano, finchè sono confermati e avvalorati da una lettera dell’avvocato Forbes che avverte Riccardo degli inganni e delle illegalità di un membro della spedizione, informandolo che " Il Governo italiano ha già prese le necessarie misure per l’arresto di costui; ma resti provata o meno la verità delle accuse formulate contro di lui, certo si è che i movimenti dell’Afrodite saranno strettamente sorvegliati, col proposito di impedire a viva forza uno sbarco in territorio italiano". A questo punto c’è un colpo di scena: Matilde Haxton nota, spaventatissima, un individuo, che all’aspetto sembra un italiano, che osserva il gruppo al di là della strada, Riccardo imprudentemente le chiede se si tratta del misterioso Alfieri e le svela quanto avvenuto a Marsiglia. La Haxton gli ordina di avvertire il barone che, con Fenshawe, si trova al palazzo del Governatore italiano.Cap. VIII- Le insidie dell’Africa. Arrivato al Palazzo, Riccardo scopre che i due sono stati arrestati: il signor Fenshawe verrà rimesso in libertà, ma nessuno dello yacht potrà sbarcare "su territorio italiano al di fuori dei porti riconosciuti". L’anziano archeologo, però, non si arrende e accusa il Governatore di essersi fatto ingannare dal misterioso Alfieri. Tornati in albergo, scoprono che la Haxton è tornata a bordo. La puntata finisce in piena suspence: un inserviente annuncia che indigeno chiede della signora e Irene risponde : "- la signora non c’è" La situazione si ingarbuglia nel n.45: Cap. IX- Una cavalcata notturna-Irene, scesa in strada per avvertire l’indigeno viene rapita. Lo sceicco Abdullah, dopo aver atteso invano alla moschea dell’Elefante, si dirige verso l’albergo e saputo l’accaduto, propone a Riccardo di inseguire immediatamente, con lui, i rapitori, senza avvertire nessuno. Dopo una frenetica cavalcata raggiungono i rapitori e, previa colluttazione, liberano Irene. Ma Abdullah resta sempre vago e misterioso. Cap. X- La calma che precede la tempesta:Riccardo e Irene tornano al Grand Hotel de l’Univers dove trovano nell’atrio "Due ufficiali dei carabinieri con una dozzina di soldati", che, su mandato del Governatore stavano avviando le ricerche sia di Irane che di Alfieri, indicato dalla Haxton come mandante presunto del rapimento.Tornati nottetempo dall’albergo allo yacht apprendono che la Haxton è scesa a terra, dopo che Abdullah è corso a chiamarla con una imbarcazione. Nel cap. XI- Ciò che donna vuole…l’obbiettivo si sposta sulla Haxton che, da perfetta avventuriera quale ormai è chiaro essere, nel seguire Abdullah "gettava un’audace sfida al destino": incontrare Alfieri, già da lei tradito freddamente in altra occasione, di cui non viene reso ulteriormente edotto il lettore, e combatterlo. Con Abdullah cerca di ricostruire il piano di Alfieri per rapirla, ("Dunque c’era una barca" "Udimmo delle voci gridar forte dal largo, in italiano") e lo manda a cercarlo, fornendogli un preciso identikit: "E’ alto, piuttosto magro, con la faccia allungata, i capelli neri ed ondulati, gli occhi pure nerissimi, grandi, profondamente incassati nell’orbita:" Nel frattempo, altro cambio di scena: Alfieri è nello studio del Governatore, "ad ascoltare a testa bassa una severa ramanzina". Il Governatore, che si precisa ora essere solo un reggente temporaneo della colonia, "fra una dimissione ed una nuova nomina", pieno di zelo, si era fatto attrarre da Alfieri nel progetto di recuperare il famoso tesoro sepolto, come "prezioso sussidio alle finanze di un possedimento che fino allora ripeteva [sic, deve trattarsi di un refuso, forse "riteneva"] ogni sua risorsa dalla madre patria; ed ecco quindi un titolo non indifferente alla benevolenza del Governo verso il suo rappresentante che avrebbe assicurato al paese il possesso di quelle favolose ricchezze ignorate." Il Governatore, "sicuro di non eccedere dai suoi diritti" aveva così vietato alla spedizione di sbarca su territorio italiano di sua iniziativa, "senza chiedere istruzioni a Roma", ma ora si trova in imbarazzo di fronte alle trame del connazionale e della Haxton, che improvvisamente compare anche lei al governatorato.(" Cortese con le signore per natura e per educazione, il governatore le mosse incontro inchinandola [sic] con molta affabilità"). Il colloquio, ci è detto, si svolge in italiano ("Ella parla italiano, signora? […] Tanto meglio") e verte sul furto dei preziosi documenti relativi al tesoro del cui furto Alfieri accusa il barone. La astuta Haxton coglie al volo l’occasione di ricattare il Governatore con la minaccia che da Aden il Fenshawe telegrafi al ministero degli esteri italiano chiedendo ragione del comportamento del Governatore e ottiene la scarcerazione del barone. Il. Governatore peraltro annuncia che una spedizione italiana, protetta da una scorta armata e comandata da Giuseppe Alfieri, partirà quella notte stessa per Cinque Colli, la località del tesoro. Il barone e la Haxton si precipitano alla ricerca di Adullah. Si apre ilCap.XII La trovata del capitano Stump (47) e la scena si sposta sullo yacht: Irene che comincia ad essere innamorata di Riccardo si sveglia e scopre che lo yacht sta filando a tutta velocità, inseguito da una cannoniera italiana. Raggiunto lo yacht, il comandante del Cigno consegna due lettere del governatore di Massaua, una per Stump e uno per Fenshawe, che ribadiscono il divieto di sbarco sulla costa italiana. E Cap. XIII. Un effetto di miraggio; Cap. XIV, Rivelazioni inattese( 48); Cap. XV, Le sorprese del deserto (49);Cap. XVII, Una mossa convergente( 51) Cap. XVIII e ultimo- Il tesoro di Saba.(52) Sfondi folkloristici: "Riccardo appoggiato al parapetto […] s’era collocato dietro la potente lampada elettrica posta ad illuminare la rotta, per godersi in pieno l’affascinante spettacolo del passaggio silenzioso e calmo fra due distese di deserto. L’ampia striscia di luce proiettata in giro prestava una solenne bellezza alle aride solitudini aprentisi a destra ed a sinistra, a perdita d’occhio. […] A quando a quando, lo sguardo estatico dell’osservatore si posava su un gruppo d’arabi accampato presso una delle sponde, sulle figure accoccolate attorno al fuoco e spiccanti come ombre cinesi nel fondo luminoso, sui cammelli che sollevavano il lungo collo grottesco e protendevano curiosamente le teste alla vista, sempre misteriosa ai loro occhi di quella lunga mole semovente. […] la sconfinata vastità dell’insieme, l’immobilità solenne delle linee,rigide ed eguali attraverso la vicenda dei secoli […] evocavano irresistibilmente, in chi sappia vedere più in là delle apparenze immediate […] l’immagine confusa di età remote e di popoli spenti." (42, p.3) "Massaua! la parola lungamente attesa echeggiò su tutte le labbra.[…] Ben presto apparve all’orizzonte una linea confusa e bassa che poco a poco si precisò in una distesa piana, limitata da una cerchia di montagne nude e scabre, interrotte da frequenti valli, anguste come spaccature. E man mano la nave avanzava, il capoluogo della colonia italiana cominciò a delinearsi sull’isola lunga due miglia a pena ove sorge, a rivelare ad uno ad uno i suoi contorni. Il bel porto col faro che ne segnava l’ingresso, i numerosi moli, la fortezza, l’ufficio doganale apparvero nettamente e, dietro ad essi le case bianche dalle proporzioni decorose, cui facevano contrasto le primitive abitazioni degli indigeni, sparse a qualche distanza dal quartiere europeo.L’insieme dell’operoso centro, sorto lentamente fra il mare silenzioso e l’arida terra inospitale, aveva un aspetto gaio e simpatico, tanto più gradito in quanto che Massaua rappresentava la fine della noiosa traversata" (43, p.2) " Stump, appoggiato alla balaustra, guardava curiosamente una dozzina di venditori ambulanti che si erano fermati giù nella strada per offrire a gran voce ai forestieri la loro merce svariata: tappeti, penne di struzzo, frutta, paste dolci ed ogni sorta di curiosità abissine"( 44, p.2) " Riccardo si trovò ingolfato in una serie di vicoli tortuosi, stretti, dove il sole penetra a fatica e dove nelle bottegucce basse, prive di vetrate, emananti odori acuti, si svolge, fra il via vai degli indigeni e lo scalpitar d’asini e di cammelli, il piccolo commercio locale: tutto un quartiere dall’aspetto primitivo ed inospitale, brulicante di vita propria, quasi ignoto all’elemento europeo. E nella folla di uomini dalla pelle di tutte le gradazioni del bruno e dal tipo caratteristico, di donne velate, ravvolte nell’ampio mantello scuro, di fanciulli seminudi, era visibile una sorda ostilità contro lo straniero[…] A quando a quando, un’apertura laterale consentiva all’occhio la rapida vista di un tratto d’ampia strada, allegra e soleggiata, dove passeggiava numerosa la popolazione bianca: ufficiali e soldati italiani, borghesi e signore in vesti chiare."(44, p.3).

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