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La Domenica del Corriere

Giorgio Croppi

La stella tramontata

27 ottobre-3 Novembre 1912,-Anno XIV-Num.43, pp 14

La stella tramontata: La novella porta in calce l’indicazione "Bengasi, ottobre 1911" ed è articolata in 6 scene. Nella prima l’operaio semianalfabeta Giusepe Sartori, sposato con due bambini mentre torna a casa dopo il pesante lavoro e due ore di straordinario scopre casualmente a una svolta della strada il "manifesto di mobilitazione" della sua classe. Tornato a casa deve comunicare la notizia alla moglie che avanza una serie di proteste ( "- Sei ammogliato; hai due figli. Non le pensano queste cose i superiori?") e di paure ( " –Signore Iddio! Non sarà mica per la guerra coi turchi?"), mentre la piccola Maria scherza con la parola stessa Tripoli, deformata in "Tlipoli".Nella seconda scena il soldato Sartori, goffo, "insaccato più che vestito nella uniforme grigia da campagna, con in capo un berretto troppo grande dalla visiera enorme" parte per la guerra, non dopo aver ascoltato un infiammato discorso patriottico del capitano che, fra l’altro, indica la "stella tramontana", all’orizzonte, come direzione dell’Italia. Nella terza scena c’è la navigazione di due giorni da Augusta all’Africa " Soi vedeva la terra! L’Africa!... Affollati sui ponti, arrampicati sulle sartie, appollajati sulle grue delle imbarcazioni [sic], i soldati guardavano ansiosi quella costa appena rialzata sul mare e una forza immensa di attrazione li spingeva verso quella terra." Nella quarta scena, si raffigura lo sbarco: il soldato Sartori soffre il mal di mare, è bagnato e intirizzito, e si trova in mezzo al fuoco incrociato delle corazzate e delle torpediniere ( " Sono cannoni di piccolo calibro. Chi spara? Le torpediniere, laggiù vicino al porto", " Sono i centoventi. Vedete? Sparano le corazzate.- Comincia la musica!- gridò un soldato allegramente") da un lato e il fuoco delle fucilate da terra.Il narratore racconta con concitazione lo sbarco: il crepitio delle fucilate, che si fa più distinto, si vedono le "nuvolette bianche di fumo coronare le creste delle dune ed i muriccioli dei giardini e uscire dalle finestre delle casupole basse… Nere, sul colore chiaro della sabbia apparivano le figure dei soldati italiani che avanzavano verso l’interno"; " Come un sol uomo tutta la compagnia si slancia, in ordine sparso, supera la prima duna, s’inoltra, guada una laguna…" . E dopo lo sbarco la conquista della Berca, la caserma nemica, "un fabbricato grande e giallo", isolato e imponente nel mezzo di una spianata ampia. Il nemico è là dentro e fa un fuoco d’inferno"."La torretta centrale, che sovrasta il portone, colpita in pieno crolla come fosse carta e con essa la bandiera turca che sventolava là in alto in atto di sfida. Un clamoroso evviva saluta quel colpo della marina." Di fronte al tricolore innalzato sulle rovine della torretta il soldato Sartori "sentì una dolcezza immensa scendergli nell’intimo […] La patria! […] Una cosa lì… al petto, dentro al petto, che non poteva dire… […] e lasciò colar giù per le guance sporche le lagrime più dolci che avesse sparso fino allora". Nella quinta, brevissima scena, c’è solo la notte, tra il 19 e il 20 ottobre 1911: "La notte era scesa, fredda e buia. Nella città non un lume. Nella rada le navi da guerra ed i trasporti a luci oscurate, somigliavano dei mostri neri". L’eccezione è la nave ospedale, "Solo una nave, il Re d’Italia, era tutta uno sfolgorio. Un gran lavoro ferveva a bordo." Poi la quiete notturna è spezzata da lampi e scoppi: una breve battaglia di 3 quarti d’ora. Poi "tutto tornò silenzio". L’ultima scena è quella del combattimento e della morte: il risveglio improvviso, la corsa verso l’oasi da cui i turchi e gli arabi attaccano: "la compagnia s’inoltra sulle dune bianche, verso l’oasi nera che innalza le palme alte nel cielo". Sartori è ferito a una coscia, rotola in un avvallamento tra due cespugli, cerca di fasciare la ferita e fermare l’emorragia, ma non ci riesce( "attraverso la fasciatura il sangue colava, lento" " Ah, quel sangue che usciva sempre goccia a goccia!Moriva. Lo sentiva") Nell’assenza di rumore, finita la scaramuccia con il nemico, l’immagine della moglie, della bambina e del neonato e cerca la stella tramontana per volgersi verso l’Italia, almeno col pensiero. Questo chiede all’ufficiale che nel frattempo è venuto con altri soldati a cercare i feriti e l’ufficiale gliela indica, cosicché Sartori muore guardando in quella direzione "mentre lo stormire del vento lieve nelle palme pareva al suo orecchiouna voce infantile e lontana che dicesse: Tlipoli, Tlipoli, Tlipoli!". Da notare come, pur nel permanere del registro patetico patriottico, ci sia un certo abbassamento di toni: il soldato è brutto e goffo, muore non per un atto di eroismo ma per la banalità della guerra, pensa alla figlia ecc…

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