Rivista delle colonie
Giovannetti, Eugenio
Impero e letteratura coloniale
Giugno 1938 - n. 6, pp 871-879
Con l’organizzarsi politico e culturale dell’Impero, la letteratura coloniale diventa una necessità (p. 871). Viene citato come grande esempio tartarin (Scarfoglio) e i due volumi “Abissinia” quale “scintillante prosa coloniale”. “La nostra africana fu sempre un po’ una letteratura a denti stretti: o d’esploratori eroici o di dilettanti ingegnosi.” Vengono citate le canzoni dannunziane le quali “sorvolano la letteratura coloniale” (p. 872). Si fa riferimento a scrittori come Cipolla, Zuccoli, Milanesi, Civinini, Tedesco Zammarano, Bacchelli, Piccioli, Calzini, Vergani. “Il Mal d’Africa di Bacchelli è già un tentativo di vedere il continente in questa più ansiosa profondità” (p. 874). “Il problema della nostra letteratura coloniale è congiunto col formarsi d’un tipo di viaggiatore non più occasionale ma professionale” (p. 876).